Clara by Janice Galloway

Clara by Janice Galloway

autore:Janice Galloway
La lingua: ita
Format: epub
editore: Imprimatur
pubblicato: 2016-08-08T00:00:00+00:00


6. Idem, p. 7 (ndt).

SEI

Süsser Freund

Carissimo

Rose e zolfo. La vita riservava davvero un’infinità di sorprese.

Figlia,

Mia moglie mi spinge a scrivere, ma quella che leggi è la mia calligrafia. Stante il mio sincero amore per l’Arte, le opere del tuo talentuoso marito sono un qualcosa che non può più passare sotto silenzio. Spero che verrai a trovarci nella nostra casetta di Dresda, della quale metto anche a disposizione le sale musica per un’esecuzione del suo Quintetto, se porterai le parti e inoltre suonerai. Se gli si offrono musica, bevande o cibo, gli abitanti di Dresda verranno. Il Quintetto verrà ascoltato. La nuova ferrovia non è sgradevole e i bimbi piccoli viaggiano gratis. Mi spingerò fino a venirti incontro alla stazione. Se non verrai, devo comunque avere l’opportunità di ascoltare in pubblico qualcuna delle sue opere più recenti, e in quel caso verrei a Lipsia appositamente a tale scopo.

Tuo marito e io abbiamo la testa dura, ma abbiamo anche stoffa. Non può meravigliarsi che io desideri rendere giustizia alle sue capacità. Non è necessario dire nulla degli ultimi quattro anni – abbiamo altro di cui parlare. Tuo marito sarà d’accordo con me. Vieni a Dresda presto. E porta il Quintetto. Resto il tuo migliore e nobile, il tuo più sincero ecc.

Fr Wieck

*

Il loro primo incontro dopo quattro anni. E lei non riesce a ricordare. Non ricorda se si fosse presentato con il cappello in testa e l’avesse tenuto così, se avesse bussato o tirato il campanello, se fosse andata ad aprirgli di persona o avesse lasciato che lo facesse entrare Agnes. Non riusciva a ricordare nemmeno se, o per quanto tempo, Robert fosse rimasto a letto per evitarlo. Era inqualificabile? Lui aveva visto il suo ventre e rifiutato di posarvi lo sguardo, rifiutato di chiedere dove si trovasse Robert come se quella casa non avesse avuto un padrone, come se Robert in realtà non fosse esistito? Aveva preso in braccio la sua unica nipote e l’aveva tenuta discosta da sé, a braccia tese, tentando di conversare con lei a voce talmente alta che si era messa a piangere? Le aveva regalato qualcosa che dimostrasse che era uno di famiglia, pentito o felice della riconciliazione? Qualcosa che dimostrasse in qualche modo che era un nonno o un padre? La seconda volta, però, il giorno in cui lei raccolse le gonne per proteggersi dalla sporcizia e dal frastuono del treno e poi se ne stette seduta da sola fino a Dresda, quel giorno sì che lo ricorda con chiarezza. L’immagine di suo padre che avanzava in una nuvola di vapore, il viso per metà nascosto e fluttuante in una nube; il fatto che lui chiamò un facchino perché le portasse le borse e lasciò a lei da pagare, che nessuno dei due disse una parola. Ricorda che camminarono. Camminarono, sicuro. Ricorda la sua porta.

La sua porta. Quella non l’aveva prevista. Lo scenario per l’occasione, che cosa avrebbero detto, fatto, provato; che aspetto avrebbero avuto le sue sorelle, quello sì, ma nulla di concreto, di orribilmente reale come quella porta massiccia, verde, con la finestra di vetro.



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